Tra le soluzioni che l’Unione europea potrebbe adottare per garantirsi nuove entrate in vista della prossima programmazione strutturale, si parla anche di imposte su carburanti e consumo elettrico. Non c’è ancora un’iniziativa a riguardo, ma l’ipotesi è stata avanzata sia dalla Commissione europea in un documento di riflessione presentato a fine giugno, sia dal gruppo di studio guidato da Mario Monti e incaricato di formulare delle proposte per individuare fonti di finanziamento alternative. (Quelle attuali ammontano all’1,20% del PIL complessivo dei 27 Stati membri e sono costituite soprattutto da contributi diretti degli Stati membri, insieme a una quota sull’Iva dello 0,3% e a dazi doganali sotto forma di costi di riscossione.)

L’Ue ha bisogno di ridefinire il proprio sistema di budget per finanziare politiche comuni più ambiziose e per coprire un buco causato dall’addio del Regno Unito, stimato in circa 10-11 miliardi di euro. Potrebbe non essere sufficiente, dunque, una semplice spending review delle voci di bilancio ora esistenti.

In due rapporti intermedi del gruppo Monti si stimava come un’accisa europea sulla benzina avrebbe generato introiti annui per 30-40 miliardi, mentre l’applicazione di una tassa di 3 cent/kWh su tutti i consumi elettrici – da quelli domestici a quelli industriali – porterebbe nelle casse di Bruxelles circa 81 miliardi di risorse fresche. Cifre interessanti e da tempo oggetto di valutazione da parte dell’Esecutivo comunitario, che ha deciso nel frattempo di posticipare la proposta di bilancio da fine anno all’estate del 2018, quando Brexit sarà meno un’incognita.

Si tratta tuttavia di una strada che richiederebbe una nuova armonizzazione della tassazione energetica a livello europeo, ad oggi ferma a una direttiva del 2003. Resta inoltre il rischio di impopolarità, dal momento che i consumatori europei richiedono giustificazioni solide per accettare imposte del genere, come dimostra lo scetticismo generato in Germania dalla proposta del ministro Schäuble di tassare la benzina dei cittadini Ue per far fronte alla crisi dei migranti.